Riflessioni teoriche e pratiche di Alessandra Mottola Molfino (e qualche consiglio) per i musei al tempo del Covid-19
aprile 2020
- I musei chiusi e nel chiuso dei musei
I musei italiani sono chiusi in se stessi ormai da un mese e si prevede che questa condizione continuerà ancora per molti mesi. Una pausa tragica che cambierà profondamente le relazioni dei musei con il pubblico e con i propri sostenitori, decisori politici compresi.
In questo tempo i direttori, i conservatori, i restauratori, i registrar e tutti gli operatori sono però vigili e attivi (anche se da remoto con il proprio smart-working).
Moltissimi (quasi tutti) musei stanno producendo on line sui canali social quasi a getto continuo strumenti di conoscenza o anche solo di avvicinamento alle proprie collezioni. Il sito del MiBACT ne segnala moltissimi e non è difficile per gli interessati trovarli in Internet.
Il primo imperativo è non abbandonare i vecchi affezionati e i possibili futuri visitatori. Creare per loro mille occasioni, anche personalizzate, di incontro virtuale. Ma questo profluvio di messaggi on line non deve essere solo insegnamento o divertimento. Con questi mezzi i musei devono costruire con i loro visitatori virtuali una forte comunità di sostegno. Servirà per “il dopo”.
Tenere legati al museo gli appassionati, gli amici, gli stakeholder è il primo scopo di questa attività di approccio virtuale che è stata da subito offerta gratuitamente e giustamente dai nostri musei.
Bisogna che il dialogo sia molto intenso e fortemente personalizzato perché la fidelizzazione, la partecipazione di questo pubblico sarà preziosa anche per le future ripartenze. Agli associati del museo bisogna offrire molte occasioni di relazioni sempre più dirette per sentirsi parte del museo e integrati quasi a tempo pieno nello staff. Chiedere loro suggerimenti, proposte, solidarietà e perfino aiuti materiali (in questo momento è forte la fraternità anche nel “distanziamento fisico”…non “sociale” come ora si va dicendo) e donazioni.
Uno dei modi potrebbe essere quello di esplorare insieme le collezioni; dedicando tutte le possibili energie dei conservatori e dei registrar a riordinare inventari, a sviluppare studi specifici su singoli oggetti e collezioni, a sistemare i depositi, a mettere in opera manutenzioni e restauri. Insomma a mostrare a tutti il museo dietro le quinte mentre si prepara la riapertura.
Un modello di “resistenza culturale” che in futuro potrebbe produrre un modello di fruizione alternativo.
- Portarsi avanti
Dopo mesi di chiusura delle sale, delle vetrine, delle strutture espositive, bisognerà presto progettare non solo pulizie e riordini profondi ma anche ammodernamenti allestitivi delle esposizioni. Tutto dovrà sembrare rinnovato, splendente, rinfrescato e anche sorprendente.
Dopo tante indigestioni di virtualità ci sarà bisogno di realtà, di rivedere gli oggetti veri, autentici. Ma ci sarà bisogno di nuove attrezzature digitali, poiché ormai ci saremo abituati ad avere tali appoggi di e-Learning. L’ “intelligenza connettiva” non ci lascerà più perché le sue tecnologie hanno generato mutazioni nell’attività cognitiva. Lo schermo connesso a Internet modifica la percezione e i musei sanno quanto conta la percezione degli oggetti che custodiscono e presentano.
Sale e edifici museali dovrebbero riprogettarsi con i mezzi della Domotica per dialogare sempre più strettamente col pubblico e riprogrammarsi di continuo anche internamente.
Vivendo questa immensa tragedia avremo nel frattempo capito ancor più l’importanza delle attenzioni all’ambiente, al benessere, alla qualità della vita, alla salvaguardia del patrimonio culturale e del paesaggio. Questi temi dovranno essere sempre più presenti nelle esposizioni dei musei. Dovranno aiutarci a progettare un futuro senza i terribili guasti ambientali che ci hanno portato alla catastrofe.
- Come riapriranno i musei ?
Abbiamo imparato che gli assembramenti sono pericolosi e forse per i musei sarà finito il tempo del conteggio dei visitatori. Finito il mito delle top ten mondiali con milioni di ingressi ? Finiranno gli sterili confronti tra i piccoli e territoriali musei italiani e i giganti mondiali esteri ? Finirà la favola delle ricorrenti percentuali di aumento dei visitatori ? Speriamo di sì.
La gestione dei musei come fossero aziende ha prodotto molti guai, tra i quali la riduzione a merce, a prodotti vendibili, delle idee, dei sogni, delle opere d’arte; beni immateriali che sono stati indebitamente inseriti in un ciclo produttivo.
Molti musei italiani non avranno e non hanno mai avuto il problema degli affollamenti; per alcuni invece bisognerà preparare da subito progetti di visite sempre più personalizzate. Visite destinate a singoli, a coppie, a pochi amici. Visite meno generiche, più approfondite.
Credo in alcune parole/concetti guida per il futuro dei nostri musei.
- Solidarietà, termine al quale è meglio aggiungere illuministicamente la parola Fraternità: da praticare in versione transnazionale usando le reti e le relazioni tra museologi e musei di tutto il mondo
- Confini (da cancellare)
- Genius Loci. Un termine antico che verrà assorbito in quello di globale/locale (Glocal)
- Realtà. Il ritorno alla fisicità dopo l’ubriacatura della virtualità. Certo l’eccesso di virtualità che stiamo subendo ci avrà stancato; ma queste tecnologie sopravviveranno, perché ormai fanno parte del nostro sentire.
- Tempo (che prima dell’epidemia era diventato incontrollabile). Nell’isolamento di questi mesi i tempi del Tempo si confondono: il passato si unisce al presente. Le produzioni virtuali dei musei sono ormai complici di questo mutamento del Tempo. Facendo tesoro di questa esperienza di nuova misura del proprio tempo, bisognerà conservare questa riconquista del tempo “interiore” per infonderla anche negli interni dei musei.
- Res Publicae o Res Communes Omnium ? Del diritto romano i giuristi antichi utilizzano l’espressione res communes omnium, o omnibus hominibus, per indicare cose che non appartengono ai privati, né ad una collettività politica, ma che sono lasciate al godimento di tutti gli esseri umani. Le res communes omnium nel Codice di Giustiniano stanno al primo posto nella classifica delle res , al secondo le res publicae e ultime quelle private. Le res communes omnium sono cose che appartengono a tutti o, ciò che è lo stesso, a nessuno, dal momento che nessuno ha interesse a stabilire con esse un rapporto di appartenenza, che ne riservi a sé l’uso, con esclusione dell’uso degli altri. L’uso delle res communes omnium poteva essere regolato dal diritto, tuttavia non sarebbe stata concepibile la loro sottrazione all’uso comune (cosa che invece poteva accadere per le res publicae). Il nostro sentire giuridico (ma anche popolare) dipende ancora dopo molti secoli dal diritto romano per la profonda socialità, che lo ha sempre caratterizzato in tutto l’arco del suo sviluppo storico. A questo concetto dei musei come bene comune credo fermamente che dovremo ispirarci per contrastare l’uso che il mondo moderno ha finora fatto dei beni comuni con l’economia del profitto a qualunque costo.
Alessandra Mottola Molfino è storica dell’Arte. Dal 1973 al 1998 ha diretto il Museo Poldi Pezzoli. Dal 1998 al 2006 è stata direttore centrale della Cultura e Musei, Sport e Tempo Libero del Comune di Milano. Tra le attività svolte, è stata curatrice di numerose mostre e relatrice in convegni e conferenze, docente in corsi e seminari di museologia, autrice di numerose pubblicazioni, e ha collaborato con articoli e saggi ad enciclopedie, riviste, cataloghi e periodici specializzati. In particolare si occupa di museologia e collezionismo, storia della cultura materiale, di arti decorative e storia della moda. È membro della direzione dell’ICOM Italia.
Foto di Luca Savettiere