Data: 23/06/2023
Ora: 18:00
Pietro Asaro Guido Baragli Croce Taravella
Vernissage
Baglio Di Stefano, Gibellina (TP)
IBISCO nasce dal rapporto di amicizia tra Guido Baragli e Pietro Asaro e dal desiderio di quest’ultimo di confrontarsi con uno degli artisti, da lui più ammirati Croce Taravella, che aderisce al progetto.
Guido e Croce vivono e crescono, nella loro Palermo, legati da una profonda amicizia, fino a quando non decideranno di vivere in altre città, entrambi legati a questi luoghi così complessi e difficili che in maniera differente sono da sempre oggetto e soggetto delle loro opere
Di Asaro Guido scriveva: L’ho conosciuto da poco più di un anno, siamo nel 2021, e ne ho seguito il lavoro. Mi sembra che dalla magmaticità delle “Arsioni” il suo dipingere (perché di buona pittura stiamo parlando) stia diventando negli scontri cromatici e materici molto più fluido e armonico. Come in un passaggio dallo stato solido al liquido. Un liquido armonico, primordiale e caleidoscopico. Ed è proprio nel tempo che occorre, per definire il progetto, che Guido viene a mancare.
Decidiamo, con tutti, di dare seguito alla mostra, ed è il nostro modo per rendere omaggio al maestro recentemente scomparso.
L’ibisco, soggetto caro, a Guido Baragli, che… ne mette in evidenza la sua variegata e impalpabile forma, diventa segno della fragilità delle cose.
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Guido Baragli nasce a Palermo nel 1962. Evidenzia una precoce sensibilità artistica: disegna da subito, dipinge e fotografa. Frequenta il Liceo Artistico e si diploma in pittura all’Accademia di Belle Arti di Palermo. Ancora studente, l’indimenticato Francesco Carbone gli organizza una serie di mostre (alla Discoteca Universitaria Era tempo sarà, all’Accademia di Belle Arti, Nove artisti per la disavanguardia, al Centro Documentazione Godranopoli, Le ascisse nell’arte). Siamo tra la fine degli anni Settanta ed il 1980. La prima piccola personale si tiene alla galleria L’Asterisco di Palermo. La collettiva: 1985, Fuga da Palermo è curata da Gaetano La Rosa a Bologna, alla galleria Neon. Da allora vengono realizzate una serie di mostre personali e collettive in spazi pubblici e gallerie private. Con la galleria di Ezio Pagano, Artecontemporanea di Bagheria, partecipa a Fiere, Rassegne e Riviste. In questo periodo avviene l’incontro con critici come Francesca Alfano Miglietti, Edoardo Di Mauro, Eva di Stefano, Sergio Troisi. Dopo qualche anno trascorso a Milano, nel 1988 si trasferisce a Bologna, dove continua la ricerca su temi classici della pittura, sperimentando nuovi materiali come la carta abrasiva, il cartone catramato, la carta chimica e la retroilluminazione. Negli anni ’90 vengono alla luce diverse serie di cicli pittorici cui sono seguite mostre e partecipazioni fra cui la Biennale d’Arte contemporanea alla Mole Vanvitelliana di Ancona e il Premio Michetti di Francavilla a Mare. Nei primi anni 2000 l’attenzione di Baragli è tutta per la natura morta: estremo rigore costruttivo e grande allestimento barocco, intimo e sontuoso. Sarà un tema continuamente indagato e rinnovato, nella tecnica, nello sguardo, nella gestione del colore. I cicli delle nature morte verranno proposti in altrettante mostre in Italia e all’estero con la curatela di Daniela Del Moro, Francesco Gallo, Umberto Zampini. Nel 2007 il ritorno alla figura umana e al ritratto con la mostra: Guido Baragli – Tifoso e Pittore, prima allo Stadio Renzo Barbera, poi a Palazzo Ziino, a cura della GAM di Palermo. Dipinge poi un corpo di opere nuovo, esposto più volte a Milano: Palme ed agavi, un’esplorazione dello spazio alla ricerca della luce dove Baragli si confronta con la pittura naturalistica con occhio digitale. Dalle palme del suo giardino, passa alla visione delle barche di Mondello che sarà motivo di studio sul colore e sui riflessi, cui segue un altro intenso ciclo pittorico. Successivamente l’attenzione si focalizza sull’hibiscus, tema esplorato a lungo e che resterà l’ultima sua magnifica ossessione.
Nel 2019, presso Palazzo Belmonte Riso di Palermo, si apre la mostra antologica: Guido Baragli, opere dal 1981. Nel 2021, dopo qualche anno di pausa, torna a disegnare, inaugurando un nuovo ciclo: Carboncini e peluches, a cura di Elisabetta Longari, esposto a Milano presso lo Studio Masiero nel 2022.
Scompare nel febbraio del 2023.
Postuma la partecipazione nello stesso anno alle collettive Picta, presso Palazzo Pretorio di Terra del Sole a cura di Giuseppe Bertolino, e a questa ultima Ibisco a cura di Enzo Fiammetta, a Gibellina. In programma vi sono diverse partecipazioni a mostre collettive e personali e la costituzione dell’Associazione Archivio Guido Baragli.
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Pietro Asaro nasce a Mazara del Vallo nel 1977, dove nel 1999, si diploma all’istituto regionale d’arte. Il suo linguaggio matura grazie ad una precoce esposizione all’arte all’interno dell’ambiente familiare oltre che al susseguirsi di esperienze negli studi dei maestri del vetro e della ceramica della sua città.
Dagli anni 2000 prende parte a numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero.
Tra queste ricordiamo: le mostre collettive a Tallin in Estonia (2015-2016), la personale alla maison Sensi di Bruxelles, (2017); la mostra collaterale di Palazzo Zenobio alla LVIII Biennale di Venezia.
Nel 2021 la mostra collettiva “La democrazia nell’arte” alla Venice Gallery di Venezia a cura di Giorgio Gregorio Grasso e nel 2022 la collettiva “Giornata della terra” a cura di Rosa Argento.
Nello stesso anno è vincitore del primo premio al concorso d’arte Barbara Terrana di Bagheria.
Delle sue mostre a Mazara del Vallo citiamo la personale “Atmosfere marine” alla galleria Cafè Funduq, la partecipazione a Blue See Land nel 2017 e la personale alla Galleria Santo Vassallo Corridoni oltre alle le illustrazioni a carboncino per il libro “Viaggio a Torretta Capo Granitola” di Gianluca Serra nel 2021.
Di lui hanno scritto Guido Baragli, Gianluca Serra, Roberto Villa, Duccio Trombadori, Nicolò Cristaldi, Mirko Pagliacci.
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Croce Taravella, nasce a Polizzi Generosa nel 1964, e si diploma all’Accademia di Belle Arti di Palermo.
Tra il 1983 e il 1985 frequenta a Napoli il gallerista Lucio Amelio grazie al quale conosce prima Beuys e Warhol, e successivamente Raushenberg, Paladino e Longobardi. nel 1984 collabora agli allestimenti della celebre mostra Terrae-Motus; nel 1986 inaugura la galleria Il Labirinto, uno spazio polivalente per mostre, concerti e spettacoli. Nel 1995 vengono realizzate le due mostre personali curate da Eva di Stefano, Il cielo di Lamiera a Palazzo Steri a Palermo e con la Fondazione Orestiadi all’ex Collegio dei Gesuiti di Mazara Del Vallo.
Partecipa alle edizioni del Genio di Palermo del 1998, 1999 e 2000, anno in cui vince il premio della giuria che gli permette di trasferirsi per alcuni mesi a Berlino, dove realizza, nel 2001 un’istallazione nei sotterranei della Kunsthaus Tacheles, in cui le sue cento sculture evocano la storia del luogo, che si intreccia con quella della sua terra, con un allestimento ispirato alle catacombe dei Cappuccini di Palermo. Nel 2004 espone la sua antologica al Museo Guttuso di Bagheria, curata da Eva di Stefano, presentando l’installazione “Il grande guerriero”, collocato nella stanza dello scirocco di Villa Cattolica. Nel 2007 partecipa alla residenza artistica alla Fondazione Orestiadi di Tunisi e Gibellina, realizzando per “Atelier 07” curato da Achille Bonito Oliva, la serie “Mercati”, otto bassorilievi in ceramica smaltata. Del 2008 è la personale Concreta anima mundi nelle Fabbriche Chiaramontane di Agrigento. Dopo la personale dell’artista a Palazzo dei Normanni del 2009, Taravella presenta nel 2010 la sua nuova lettura della città con “Paesaggi Urbani”, alla Galleria Mediterranea di Palermo, dove la rappresentazione dell’ambiente si concentra sul contesto metropolitano. Nel 2014 la Fondazione Sant’Elia di Palermo, organizza la mostra curata da Lea Mattarella con opere dedicate agli scenari delle città, metropoli e luoghi vissuti dall’artista. Nel 2018 Riso – Polo Museale regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo, presenta una personale dedicata ai “Cronotipi”.
Ha inoltre partecipato alla 51° Biennale Internazionale di Arte di Venezia curata da Achille Bonito Oliva, 2005, alla 10° Biennale di Architettura, 2006 e alla 54° Biennale, nel Padiglione Italia, curato da Vittorio Sgarbi, 2011.